sabato 24 maggio 2014

. VICINO AD UN CEDRO DEL LIBANO .

*Tempo di lettura: un caffè macchiato ed un biscotto.

Accadrà un sabato pomeriggio di una mezza stagione.

Avrò la schiena appoggiata contro un imponente cedro del Libano, un libro in mano e la mente persa nelle sue pagine, tra madonne in velluto e principi che tagliano teste con la stessa facilità con cui io, in passato, ho tagliato ponti.

Sarò felice di essere finalmente lì.
Il vento farà suonare alle foglie del cedro la mia canzone preferita ed io saprò con certezza di essere nel posto giusto, seppure con qualche anno di ritardo.
Resistere al destino per tutta la vita è un'impresa da sciocchi, che il destino mica invecchia e gli viene l'alzheimer. Col passare degli anni forse si stringe un po' di misura ma continua ad amarti anche quando gli giri le spalle, resta tuo anche se lo tradisci. Ti rincorre, ti abbraccia, ti schiaffeggia, ti segue in silenzio e ti urla in faccia. Alla fine tanto vale abbandonarcisi, leccando il destino che ti rimane per il tempo che ti resta, sperando sia abbastanza per riuscire a sentire in gola l'effetto che fa.
Per questo quel sabato pomeriggio io sarò seduta sotto quel cedro.

Lui spunterà da dietro un cespuglio, ma non all'improvviso.
Prima sentirò un rantolo sommesso, poi vedrò le sue orecchie, il naso, i baffi, i denti.
Mi renderò conto che era proprio come l'avevo immaginato, però vecchio. Verrà verso di me saltando piano sulle zampe stanche; faticosamente estrarrà l'orologio dal taschino, lo guarderà, mi guarderà e dirà: "Sei in ritardo."

"Lo so Bianconiglio ma c'era traffico in tangenziale. C'eraTrenitalia e lo sai che quando cerchi un parcheggio non lo trovi mai. C'era Facebook, pieno di troll, e c'erano i centri commerciali, pieni di troll pure loro. E c'era la scelta di Katiusciah dalla De Filippi. Tu te la saresti persa? Ci andrò domani da Bianco -mi dicevo- ma domani c'erano i figli e le vacanze al mare con la varicella, c'era l'Ikea, c'erano i matrimoni e i nipotini, i funerali e c'era pure che avevo un po' di paura e mi sembrava assurdo. Ma adesso sto qua" gli dirò, cercando di essere il più convincente possibile mentre punterò i piedi gonfi contro le radici del cedro nel tentativo di alzare quei due zamponi cellulitici che avrò al posto delle gambe.
"E c'erano pure i Crispy McBacon, eh", dirà, facendomi segno di seguirlo.
Mi verrà voglia di mandarlo a quel paese ma non lo farò. Non puoi mica fanculizzare così un coniglio bianco che ti aspetta da più di 60 anni.

Trascinerò la mia pancia da crociera, la schiena coi bubu e tutti i miei pensieri fino al buco che mi porterà tra le meraviglie, senza emettere nemmeno un lamento. Percorrerò dignitosamente quei 20 metri che separano il cedro del Libano dalla tana del Bianconiglio.

"Ci siamo. In ritardo ma ci siamo. Si va.". Mi farà anche un mezzo sorriso prima di sparire nel buco.
Eccolo: è il destino che mi resta. Lo sentirò scivolarmi addosso, lo sentirò nella gola e se avrò il coraggio di provare a parlare, sentirò la mia voce diversa.
Sarò felice di riabbracciare il destino dopo una vita serena ma in affanno, passata a cercare meraviglie tra le macerie. Convincendomi pure di averne trovate.
Sarò così felice che mi butterò nel buco di testa, senza prima considerarne il diametro.
Sarò così felice che quando mi scoprirò incastrata -l'enorme culone fuori, luna piena di cellulite e crateri a buccia d'arancia- riderò fino alle lacrime.

"Tagliatele la testa!" sentirò gridare in lontananza.
Riderò e continuerò a ridere quando vedrò i soldati-carta venirmi incontro, decrepiti pure loro.
Chissà quanto ci metteranno.


















2 commenti:

Unknown ha detto...

Come dice Richard Burton in: "I quattro dell'oca selvaggia" ...
"Ubriaco, seduto al tavolino di un bar di infima categoria, cerco di alzarmi ma scivolo, cado, mi spacco la testa e muoio."

Unknown ha detto...

:)
Ognuno s'immagina per sè i modi che preferisce.
E' questa la cosa che amo dell'inventare storie.